L’assemblea degli Europarlamentari di Strasburgo ha approvato il testo riportante gli obblighi a cui adempiere per edifici residenziali e impianti solari e novità in tema di bonus casa.
COSA PREVEDE LA DIRETTIVA?
Secondo quanto previsto i nuovi edifici dovranno essere a emissioni zero a partire dal 2028. Diversamente, per i nuovi edifici occupati, gestiti o di proprietà pubblica la scadenza è al 2026, mentre per gli edifici residenziali sottoposti a ristrutturazioni importanti la data limite è il 2032.
Tale direttiva punta ad agire in primis sul 15% degli edifici che più consumano energia, che andranno così collocati dai diversi paesi membri nella classe energetica più bassa, la G. Per quanto riguarda il nostro paese parliamo di circa 1,8 milioni di edifici residenziali (sul totale di 12 milioni, secondo l’Istat). Siamo comunque ancora in attesa dei negoziati tra l’Europa e le istituzioni dei singoli paesi per arrivare al testo definitivo.
Secondo l’Europarlamento gli edifici residenziali dovranno raggiungere, come minimo, la classe di prestazione energetica E entro il 2030, e D entro il 2033. Per gli edifici non residenziali e quelli pubblici il raggiungimento delle stesse classi dovrà avvenire rispettivamente entro il 2027 (E) e il 2030 (D).
LO SCENARIO ITALIANO
Secondo l’Ance (Associazione nazionale costruttori edili), a parte le eccezioni, gli obiettivi rimangono irraggiungibili in Italia: le stime prevedono 630 anni solo per raggiungere la classe E per tutte le case, mentre addirittura 3.800 per la D. poichè circa il 74% delle abitazioni italiane, cioè 11 milioni sarebbero in classe energetica inferiore alla D.
Gli interventi di miglioramento delle prestazioni energetiche (ad esempio sotto forma di lavori di isolamento o rinnovo dell’impianto di riscaldamento) dovranno essere effettuati – recita la direttiva – al momento dell’ingresso di un nuovo inquilino, oppure al momento della vendita o della ristrutturazione dell’edificio.
Le modalità per raggiungere tali obiettivi saranno stabiliti dai singoli stati membri.
Tra le deroghe, la nuova normativa non si applica ai monumenti, e i Paesi Ue avranno la facoltà di escludere anche edifici protetti in virtù del loro particolare valore architettonico o storico, edifici tecnici, quelli utilizzati temporaneamente, chiese e luoghi di culto.
Gli Stati membri potranno inoltre estendere le esenzioni anche a edifici dell’edilizia sociale pubblica in cui le ristrutturazioni comporterebbero aumenti degli affitti non compensati da maggiori risparmi sulle bollette energetiche.
Agli Stati membri sarà consentito, per una percentuale limitata di edifici, di adeguare i nuovi obiettivi in funzione della fattibilità economica e tecnica delle ristrutturazioni e della disponibilità di manodopera qualificata.