Lo scorso 12 Marzo il Parlamento Europeo di Strasburgo ha approvato in via definitiva la direttiva sulle case green, che verrà ratificato dal Consiglio Ecofin il prossimo 12 aprile, per poi essere pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dell’Ue ed entrare in vigore venti giorni dopo. Gli Stati Membri avranno tempo 24 mesi per recepirlo. La direttiva sarà tuttavia soggetta a revisione entro il 2028.

LA SCADENZA DEL 2030

Seppur con vincoli meno restrittivi il decreto ha sempre come obiettivo ultimo quello della decarbonizzazione entro il 2050.
Ogni Paese dovrà presentare un piano di riduzione dei consumi che spieghi su quali edifici ci si vuole concentrare e come raggiungere gli obiettivi della direttiva. Il 55% della riduzione dei consumi energetici dovrà essere raggiunta ristrutturando gli edifici con le prestazioni energetiche inferiori, si parla del 43% degli immobili meno efficienti.

Secondo una stima della Fillea Cgil in pochi anni dovranno essere riqualificati oltre 500mila edifici pubblici e circa 5 milioni edifici privati con le prestazioni più scadenti, senza contare le nuove costruzioni. Il sindacato calcola che “le ristrutturazioni dovranno coinvolgere il 15% degli immobili in classe F e G e, entro il 2033, il 26% degli edifici di classe energetica più bassa. Cioè il 43% degli immobili meno efficienti dovrà essere riqualificato”.

Secondo quanto previsto dalla direttiva europea sulle case green:

– per gli edifici residenziali non di nuova costruzione, si dovranno adottare misure per ridurre l’energia primaria media utilizzata di almeno il 16% entro il 2030 e di almeno il 20-22% entro il 2035;
– per gli edifici non residenziali, dovranno essere ristrutturati il 16% degli immobili entro il 2030 e il 26% entro il 2033, introducendo requisiti minimi nazionali di prestazione energetica da rispettare per tutto il settore dell’edilizia;
– i nuovi edifici residenziali dovranno essere a zero emissioni dal 2030;
– i nuovi edifici non residenziali dovranno essere a zero emissioni dal 2028.
E’ prevista inoltre l’eliminazione graduale dei combustibili fossili dagli immobili entro il 2040.

I COSTI PREVISTI

Secondo il rapporto “Valore dell’abitare” elaborato da Cresme e Symbola e promosso da Assimpredil Ance di Milano insieme a European Climate Foundation, saranno necessari tra i 260 e i 320 miliardi di euro per rendere green 3,2 milioni di immobili residenziali entro il 2030.

I dati di Unimpresa parlano di una spesa media per ciascun immobile di 35mila euro.

il Codacons ha invece sottolineato che “gli interventi di riqualificazione energetica degli edifici comportano un costo medio compreso tra i 35mila e i 60mila euro ad abitazione, e solo per la sostituzione della caldaia con un modello di nuova generazione la spesa può arrivare in Italia a 16mila euro”. Così continua il Codacons: “i lavori di riqualificazione più comuni e che interessano cappotto termico, infissi, caldaie e pannelli solari hanno costi molto diversificati a seconda della tipologia dei materiali scelti e dell’ubicazione territoriale degli edifici. Il cappotto termico, ad esempio, ha un costo medio compreso oggi tra i 180 e i 400 euro al metro quadrato, mentre per gli infissi la spesa varia in media da 10 a 15mila euro.
Per una nuova caldaia a condensazione, considerata una abitazione da 100 mq, la spesa va dai 3mila agli 8mila euro, mentre per l’acquisto e l’installazione di una pompa di calore il costo oscilla tra i 6mila e i 16mila euro a seconda dell’impianto scelto. Per un impianto fotovoltaico da 3 kW la spesa da sostenere è di circa 7.500-10.500 euro, a seconda del tipo di pannelli fotovoltaici utilizzati”.

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